Bagolino (BS) Carnevale di Bagolino

Bagolino (BS).

buttons_015

Il Carnevale si snoda lungo le strade del paese nella suggestiva cornice di vecchie case e “pièstròi” (viottoli) che a Bagolino conservano ancora intatto il loro fascino. Il Carnevale supera le apparenze, supera l’antagonismo tra fede e spettacolo, l’erotico – allusivo celebrato in paese chiama in causa il bagosso in prima persona. E come dice il Seccamani quei comportamenti o sentimenti opposti, il bagosso li fa suoi, li custodisce e li alimenta poiché provato da millenarie tribolazioni: “ha radicata nella coscienza la stoicizzata necessità di superare gli eventi, di velare traumaturgicamente le avversità del vivere, e particolarmente del vivere in terra rigogliosa ma anche isolata”. Ecco allora che il Carnevale pagano, sentito e vissuto come: “simbolo delle forze del rigenerarsi misterioso e irrazionale dell’esistenza o simbolo della lussureggiante propulsiva stagione della giovinezza”. si fonde e coabita nello spirito bagosso, in perfetta simbiosi con la Fede salda, profonda, pregna delle secolari sofferenze; è l’accettazione, in definitiva, di vivere il quotidiano cristianamente. La festa che il Carnevale ripropone ogni anno è motivo di richiamo oltre che per i bagossi emigrati anche per i turisti. Il carnevale viene sentito dai bagolinesi come loro manifestazione personale a ricordo di secolari tradizioni. Gli spettatori sono bene accetti se rispettano, però le usanze locali. L’aspetto più spettacolare del carnevale è senza dubbio rappresentato dai ballerini, che sono vestiti con giacca e pantaloni al ginocchio scuri ornati da ricami, calze bianche lavorate, camicia bianca, cravatta scura, un lungo scialle di seta e tracolla di velluto ricamato. Essi danzano sotto le case di amici e parenti, ma soprattutto di coloro che hanno prestato loro l’oro usato per adornare i cappelli totalmente ricoperti di fettuccia rossa, nastri colorati e gioielli. L’altra parte del carnevale di Bagolino è rappresentata dalle maschere: si tratta di personaggi che, travestiti da vecchio e vecchia e con la voce in falsetto, si divertono a fare dispetti senza mai farsi riconoscere. Collegata alla possibilità del mascheramento, era la tradizione di andar a seste (andare a ceste) in uso nel passato, dove lo scopo esplicito era il corteggiamento. Era infatti d’uso che la concimazione dei prati fosse lavoro esclusivamente riservato alle ragazze, che prestavano la loro opera portando le ceste con il letame sulla testa, appoggiate al Bastarèl (cuscino pieno di fieno o paglia per trasportare pesi). Il lavoro non durava più di due giorni e la sera del primo giorno, quando le ragazze si fermavano a dormire presso i datori di lavoro, i Maschèr andavano a trovarle.

 

031